Attrezzo le macchine per realizzare i disegni dei clienti, a volte anche molto complessi. Più i pezzi da produrre sono complicati e più mi diverto. Fuori dall’officina, alleno i ragazzi a giocare a calcio, a stare insieme, ad aiutarsi per vincere…
Da quanti anni lavori in Guerrini?
Dal 1° gennaio del 2014. In realtà conoscevo l’attività da molto prima: Valerio aveva l’officina nel cortile di mia nonna, per cui lo conoscevo da quando ero bambino. Poi ho iniziato il lavoro di operatore meccanico presso un cugino di mia mamma, e negli anni ho lavorato anche in un’altra azienda. Non ero convinto del lavoro in quell’azienda, e quindi ho cercato altro, fino a quando non sono venuto a lavorare qui.
Conoscevo bene sia Valerio che i figli Giordano e Jacopo, poiché ero il loro allenatore di calcio.
Di cosa ti occupi esattamente?
Il mio lavoro consiste nell’attrezzaggio e controllo numerico delle macchine. Mi viene dato il disegno ed io devo impostare la macchina per eseguire esattamente quel pezzo. Un lavoro che richiede una profonda conoscenza di tutti i macchinari e delle loro funzioni.
Più i progetti sono complicati e più mi diverto…c’è una certa soddisfazione a veder realizzati dei pezzi complessi.
Con tutto il progresso tecnologico e il supporto dei software, c’è un continuo miglioramento in officina ed è fondamentale adeguare costantemente le nostre competenze seguendo corsi di formazione. Soprattutto quando arrivano nuovi macchinari seguiamo corsi molto specializzati, che poi a nostra volta diffondiamo internamente all’azienda tra i vari operatori macchina.
Qui in azienda mi trovo molto bene, io poi sono una persona sempre solare che ama ridere e scherzare.
E cosa fai quando non sei in azienda?
Da quando avevo 6 anni gioco a calcio. Ho giocato fino al 2002-2003. Seguo i ragazzi come allenatore dal 1992 e li alleno tutt’oggi. Sono ragazzi dalla seconda media alla prima superiore. È la categoria che preferisco.
Quest’anno ho 25 ragazzi da allenare. L’anno scorso, a causa della diffusione della pandemia, siamo rimasti fermi facendo videolezioni ai ragazzi, e coinvolgendo anche un istruttore del Brescia calcio: proponevamo degli esercizi a distanza. C’è stata una bella adesione e nonostante i ragazzi fossero costretti ad allenarsi a casa, si sono divertiti comunque.
Adesso abbiamo ripreso a pieno ritmo e noto che hanno bisogno di sfogarsi, di correre e stare insieme.
Il Calcio ti insegna proprio questo: a stare in gruppo, a stare insieme. Se perdo io, perdi anche tu, per cui bisogna andare oltre il proprio ruolo, mettersi a disposizione degli altri, aiutarsi per vincere insieme. Trovo che sia questa la valenza educativa del calcio.
Ci sono stati un po’ di ragazzi che hanno proseguito per loro talento, qualcuno è arrivato in serie C. Ho sempre mantenuto ottimi rapporti sia con i ragazzi che con i genitori. Si sta insieme per divertirsi e per giocare.
Alleni da 30 anni. Come sono cambiate le generazioni di giovani?
Le ultime generazioni sono cambiate moltissimo. Se chiedo di tirare un calcio da fermi, ci mettono molto tempo. Se invece chiedi di fare una ricerca sul cellulare, in due secondi hanno finito.
Io ho 50 anni e la voglia di giocare a pallone è la stessa di quando ne avevo 15. Sono sempre stato libero di giocare. Ho iniziato a 12-13 anni e a 15 anni mi sono iscritto ad una scuola calcio. Adesso i bambini cominciano ad andare alle scuole calcio a 5 anni, perché tutti pensano di avere i figli fenomeno, e arrivati a 15 anni sono già stanchi, giocano solo nelle squadre e sui campi di calcio ben curati. Quando ero giovane io, invece, un campo agricolo falciato diventava per noi un bellissimo campo di calcio.
Quando vado a giocare con i miei amici mi capita di vedere giovani di 20/22 anni che vanno a giocare a 5 o a 7, nella categoria amatori: lo posso fare io a 50 anni ma a 20 anni il divertimento sta proprio nel far fatica!
Mi pare che questi giovani si stanchino subito, forse perché effettivamente hanno iniziato troppo presto ad essere imbrigliati nelle scuole calcio, con genitori che talvolta hanno più aspettative dei figli e perdendo di vista la cosa più bella di questo gioco: il divertimento puro.